DECRETO SULL’EROICITA’ DELLE VIRTU’
del
Servo di Dio SALVATORE MICALIZZI
“Evangelizare pauperibus misit me” (Lc.4,18).
La frase pronunciata da Gesù, che diventò il motto della
Congregazione della Missione, esprime pienamente il carisma missionario che
San Vincenzo De Paoli affidò ai suoi figli, e che il Servo di Dio Salvatore
Micalizzi incarnò fedelmente nelle numerose missioni al popolo, che predicò
con grande efficacia pastorale. La vita di questo sacerdote si inserisce nell’opera
che la Congregazione della Missione stava svolgendo a Napoli e nell’Italia
Meridionale fin dall’inizio della sua presenza (1668).
Il Servo di Dio nacque a Napoli il 5 novembre 1856 da
Vincenzo Micalizzi ed Elisabetta De Martino. La famiglia era benestante ma
cadde in povertà dopo la morte del padre e ancor più dopo la morte della madre.
Il giovane Vincenzo, che già aspirava al sacerdozio, interruppe gli studi
e si dette al lavoro manuale per aiutare i fratelli più piccoli. Nonostante
la gracile salute e il lavoro, proseguì a coltivare la sua vocazione e la
sua formazione spirituale, sotto la guida del Servo di Dio Pasquale Attardi.
Il Servo di Dio si preparò al sacerdozio come alunno esterno del seminario
e il 23 settembre 1882 fu ordinato presbitero dell’Arcidiocesi di Napoli,
ma il suo desiderio era di entrare nella Congregazione della Missione per
dedicarsi alla predicazione e alla formazione dei sacerdoti.
Così nel 1884 entrò tra i Figli di San Vincenzo De Paoli.
nella Casa chiamata dei Vergini, nella stessa città di Napoli.
Nel 1886 emise i voti perpetui. Fu subito destinato alla
formazione spirituale dei chierici esterni, quelli cioè che senza entrare
in seminario si preparavano al sacerdozio. Autentico discepolo del Fondatore
della sua Congregazione, fu instancabile nell’evangelizzare la Campania, la
Puglia, la Lucania, la Calabria, la Sicilia, predicando missioni al popolo
ed esercizi spirituali a sacerdoti, religiosi e suore. Ovunque irradiò la
luce e la carità di Cristo, distribuendo il pane della parola di Dio e amministrando
il sacramento della penitenza. Con l’esempio della sua vita e il fervore del
suo ministero otteneva abbondanti frutti di conversione e di santificazione,
accompagnati da episodi edificantissimi di cui alcuni rìtenuti prodigiosi.
La santificazione del clero fu al vertice del suo apostolato,
tanto che non era mai stanco di sostenere i sacerdoti sulla via della santità.
Proprio quest’opera a favore dei sacri
ministri fu una delle cause principali che lo avevano portato da giovane sacerdote
a desiderare di entrare nella Congregazione della Missione. Al riguardo nel
1908 scrisse candidamente che il Signore “vuole che io benché indegnissimo
e ultimo tra i figli di San Vincenzo De Paoli mi occupi continuamente ed esclusivamente
a dare Esercizi Spirituali ai sacerdoti”. Convinto della importanza degli
Esercizi Spirituali, si recò più volte dal Sommo Pontefice San Pio X per chiedere
che li avesse resi obbligatori per tutti i sacerdoti dell’Italia Meridionale.
In una delle diverse udienze il Papa, ammirato dalla bontà e dallo zelo del
servo di Dio, uscì in queste parole: “Bisogna metterlo sugli altari questo
sacerdote”. Quanti lo avvicinavano, sia sacerdoti che laici, erano dello stesso
parere.
Fu superiore delle Case Missioriarie di San Vito dei
Normanni (Brindisi), di Bari, di Lecce, di Taranto. Nel 1922 la rnalferma
salute lo obbligò a restare nella Casa dei Vergini, dove si dedicò alla preghiera
e al ministero della predicazione e delle confessioni specialmente dei sacerdoti,
che sempre numerosi ricorrevano a lui. Erano attratti, infatti, dalla sua
paternità sacerdotale, dalla sua amabilità e dallo splendore delle sue virtù,
esercitate con umiltà, semplicità, perseveranza e gioia spirituale.
In
realtà, percorse la via della santità non compiendo azioni eclatanti, ma adempiendo
con amore ed esattezza i suoi doveri sacerdotali e religiosi. Le sue parole,
il suo comportamento e il sacro ministero manifestavano chiaramente la profondità
e la solidità della sua fede, speranza e carità. Il Signore fu al vertice
dei suoi pensieri e dei suoi affetti e tutto fece per la gloria di Dio, la
salute delle anime e la crescita della Chiesa. Amando Dio, amò e servì anche
i figli di Dio. Si prodigò perciò per il bene spirituale e materiale del prossimo,
cominciando dai suoi Confratelli e da coloro che usufruivano del suo apostolato.
Con tutti fu accogliente, comprensivo, benevolo, mite. Perdonò le offese.
fomentò la concordia. Fu prudente nei consigli, nella direzione delle anime
e nella scelta dei mezzi più idonei per la propria e per l’altrui santificazione
Praticò la giustizia verso Dio e verso il prossimo, la temperanza, la mortificazione
nel cibo e nel riposo, il distacco dalle vanità del mondo. Fu paziente e forte
nelle fatiche, nelle infermità, nelle difficoltà. Osservò diligentemente i
voti di obbedienza, povertà e castità. Aderì in tutto alla volontà di Dio
ed evitò ogni forma di
peccato. Coltivò l’unione con il Signore mediante le attività pastorali e
la fervorosa celebrazione della Messa e della Liturgia delle Ore, la continua
preghiera, la devozione all’Eucaristia, alla Passione di Gesù, alla Vergine
Maria, a S.Vincenzo De Paoli. Aspirò sempre alla vita eterna e si preparò
con serenità e pace all’incontro definitivo con il Signore, che lo chiamò
a sè improvvisamente, mentre era in preghiera ai piedi del suo letto, il 14
ottobre 1937.
La fama di santità,già goduta in vita continuò anche
dopo la sua morte per cui l’Arcivescovo di Napoli iniziò la Causa di beatificazione
e canonizzazione con la celebrazione del processo ordinario informativo (1957—1960),
accompagnato dal processo rogatoriale di Lecce (1958-1960).
La validità giuridica di questi processi fu riconosciuta
da questa Congregazione con il decreto del 5 luglio 1985. Preparata la Positio
si discusse poi, come norma se il Servo di Dio ha esercitato le virtù in grado
eroico. Il 14 giugno 2005 si è tenuto con esito positivo il Congresso Peculiare
dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria
del 3 ottobre di quest’anno 2006, essendo Ponente della Causa l’Ecc.mo Mons.
Francesco Croci, vescovo tit. di Potenza Picena, hanno riconosciuto che il
Servo di Dio ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali ed
annesse.
Avendo presentato al Santo
Padre Benedetto XVI un'accurata relazione da parte del sottoscritto Prefetto
della Congregazione delle Cause dei Santi su questi fatti, Sua Santità ha
ratificato con il suo assenso i voti della Congregazione dei Santi, e oggi
ha dichiarato: Consta che il Servo di Dio Salvatore Micalizzi, della Congregazione della
Missione di S. Vincenzo De Paoli, ha esercitato le virtù della fede, della
speranza e della carità sia verso Dio, che verso il prossimo, e inoltre le
virtù cardinali della prudenza, giustizia, temperanza e fortezza e le virtù
loro annesse in grado eroico.
Il Pontefice ha dato ordine che questo decreto sia pubblicato e conservato
negli atti della Congregazione delle Cause dei santi.
Dato a Roma, il 16 dicembre 2006
José
Card. Saraiva Martins
Prefetto
Eduardus Nowak
Arcivescovo Segretario