PREFAZIONE
DI P. ROBERT MALONEY CM


27 settembre 1999
Solennità di San Vincenzo de' Paoli

Carissimi lettori,

        " Sono lieto di fare alla Congregazione della Missione un grande regalo nella persona del postulante De Jacobis ": con queste parole - il 17 ottobre 1818 - il religioso carmelitano P. Mariano Cacace pre-sentava il giovane Giustino ai Preti della Missione.
        La pubblicazione del Giornale di San Giustino De Jacobis, promossa dal Visitatore P. Giuseppe Guerra e curata da P. Vincenzo Lazzarini e dal Dott. Mario Guerra, ci suggerisce una simile espressione di gaudio, nella consapevolezza che tale diario costituisce certamente un ineguagliabile tesoro non solo per la Congregazione della Missione, ma per la Chiesa intera.
Quest'anno giubilare 2000 segna la ricorrenza del 2° centenario della nascita di San Giustino De Jacobis (9 ottobre 1800), nonché il 25° anniversario della sua canonizzazione (26 ottobre 1975). Sono dunque lieto di presentare questi sei fascicoli del suo Giornale.
        La forma diaristica conferisce alla narrazione la vivacità e l'afflato missionario che avevano reso l'Abuna Yaqob Mariàm famo-so per la sua eloquenza e la sua innegabile capacità di ammaliare i suoi interlocutori. A tale proposito non è possibile non ricordare il di-scorso pronunziato il 25 gennaio 1840, anniversario della Fondazione della Congregazione della Missione. In esso c'è tutto il programma di una vita ammirabile, ma anche un'ineguagliabile coloritura affettiva, tipica del cuore di un grande apostolo.
        E tale veramente egli si rivela sotto molteplici aspetti: l'amore appassionato per il suo popolo abissino lo spinse a dare tutto per la sua salvezza, a farsi abissino con gli abissini per far rinascere la veri-tà non imponendola dal di fuori, ma suscitandola dal di dentro, attin-gendo alle più antiche fonti del cristianesimo etiopico.
        Proprio al fine di raccogliere ogni più flebile "seme del Verbo" egli non si lasciava sfuggire ogni minima possibilità di comunicazio-ne. Con l'aiuto del suo maestro di lingua preparava con dovizia le sue conferenze. Erano occasioni uniche per riunire attorno a sé assemblee eterogenee: preti secolari, monaci copti, leviti (i deftera) orgogliosi, attaccati alle proprie credenze. Proprio alla fine di una riunione nella quale Giustino si era lasciato andare alle espressioni più affettuose per gli etiopi un deftera anziano e molto stimato esclamò: " Questo prete che ha parlato merita di essere nostro padre ".
        I palpiti del suo cuore tutto preso dall'amore evangelico emergo-no da queste parole al popolo abissino: " Se siete afflitti, io verrò a consolarvi in nome di Gesù Cristo. Se voi siete poveri, io verrò a soc-corrervi in nome di Gesù Cristo. Se siete nudi, vi darò fin la mia veste per coprirvi, se siete affamati vi darò fino il mio pane per saziarvi. Se siete ammalati vi verrò a visitare ".
Una capacità di amare che San Giustino aveva attinto allo spirito di San Vincenzo de' Paoli e - come già sottolineato - si esprime con accenti di tenerezza infinita. È lui stesso a descrivere lo strazio della separazione dai diletti compagni Sapeto e Montuori, che il 10 dicembre 1839 partirono da Adua per dirigersi l'uno nello Scioa e l'altro a Gondar: " Ecco che la Provvidenza in luogo di quella [la morte], che sarà tutta dolce negli e-stremi nostri giorni ci fa provare in questo giorno tutti i tormenti della separazione mortale. [...] I nostri cuori sono fatti per amarci ".
        La corrispondenza con "Propaganda Fide" e con la casa madre della missione a Parigi occupava non poco tempo di Giustino De Ja-cobis, che del resto registrava tutto scrupolosamente nel Giornale. Ta-le documentazione dunque si rivela una preziosa testimonianza degli usi e dei costumi della cultura etiopica, descritti con la dovizia di par-ticolari tipica di chi ama ciò che descrive.
        Formulo dunque l'auspicio che tale opera contribuisca a mettere in luce la sconcertante modernità dello stile missionario di San Giu-stino. Nel Concilio Vaticano II - ben cento anni più tardi - la Chiesa tratterà diffusamente le note caratteristiche di tale concezione missio-naria. Una visione che si fonda sulla complementarietà delle culture, di religioni e di Chiese, sul dialogo e sullo scambio reciproco, sulla comunione di ricchezze spirituali delle comunità cristiane, sulla incul-turazione, sulla missione globale per tutto l'uomo e per tutti gli uomini.
        All'Alba del Terzo Millennio Giustino ci offre non solo la testi-monianza di un vero precursore della Nuova Evangelizzazione, ma di un santo dei nostri giorni, un cristiano del nostro tempo che con la forza dell'amore tutto conquista e disarma.

                                              Robert P. Maloney, C.M.
                                              Superiore Generale
                                      Congregazione della Missione